Sebbene dall’invenzione del cinema ad oggi sia passato un tempo notevole,
rimanere attuale l’uso della pellicola: un nastro alto 35 mm,
fatto di poliestere o triacetato di cellulosa. Le immagini impresse vengono
proiettate in successione grazie all’apposito proiettore, il quale le fa
scorrere davanti a un fascio di luce, tenendo i margini della pellicola con una
serie di forellini a sedici denti collegati a una croce di malta. Sempre sui
bordi della pellicola risiedono le tracce audio. (Fonte - Pellicola Wikipedia)
Conto alla rovescia - fonte: Come te Gemona
Come tutti i medium
anche la pellicola ha avuto le sue evoluzioni. La prima, negli anni trenta, fu
quella di introdurre l’effetto colore affinché le scene fossero più
verosimiglianti. Inizialmente si dipingeva direttamente la pellicola con tinture
a pastello, fino ad arrivare alla tecnica ideata da George Smith, il Kinemacolor, ovvero proiettare un film in
bianco e nero attraverso filtri colorati rossi e verdi (Fonte - Kinemacolor Wikipedia).
La seconda novità fu il passaggio dal film muto al
sonoro. Gli effetti acustici furono ricercati poiché consentivano al pubblico
di abbandonare i rumori quotidiani per immergersi nello spettacolo. I
primi esperimenti furono deludenti a causa della scarsissima sincronizzazione
tra immagini e suono, così nelle sale cinematografiche l’audio fu offerto dalla
musica dal vivo. A seconda delle dimensioni della sala, potevano esserci un
singolo pianista o un’orchestra. .
Orchestra - fonte: Alfonsine
Tra questi artisti
era in voga la tecnica wagneriana del leitmotiv: ogni personaggio o azione era
associata a specifiche melodie, che accompagnavano emotivamente lo spettatore e
lo guidavano verso una migliore comprensione della narrazione. Questa soluzione
parve inadeguata quando le trame dei film si fecero più articolate. La Warner Bros, prima società cinematografica che rilevò tale
problematica, indusse la Western Elettric a realizzare il Vitaphone, un nuovo
sistema di registrazione audio su disco dal buon sincronismo.
Vitaphone - fonte: StevenHoffman
Queste invenzioni
si sono poi evolute in altre fino ad arrivare ai nostri giorni, nell’era del
digitale; però, non è mai cambiato l’obiettivo per cui si sono ricercate:
intrattenere e coinvolgere sensibilmente lo spettatore. Un esempio
contemporaneo è il cinema 3D: una visione stereoscopica delle immagini con una
notevole illusione di profondità e tridimensionalità. Dalla fine
dell’ottocento, fino alla prima proiezione cinematografica tridimensionale, “
The Power of Love” nel 1922,
tre sono state le scoperte che hanno reso possibile lo sviluppo di questa tecnica: il Teleview, l'Anaglifo e la Luce
Polarizzata.
Il 3D è determinato già nella fase di ripresa. Una stessa
scena è catturata contemporaneamente da due diversi obiettivi, affiancati tra
loro a distanza predefinita, perfettamente sincronizzati, ma con angolature
differenti, affinché si creino due immagini del medesimo soggetto con
differenti prospettive (Fonte - Tecnologie cinema Wikipedia). In fase di produzione tali immagini vengono sovrapposte
l’una sull’altra; ad occhio nudo sembrerà di guardare un oggetto leggermente
sdoppiato e fuori fuoco, ma attraverso l’abbinamento di due lenti speciali il
nostro sguardo riuscirà a cogliere la figura unitariamente e apprezzarne la
consistenza dimensionale.
Mentre il 3D è destinato ad approdare
alla nostra quotidianità tramite la televisione e i pc, il
cinema si appresta verso ulteriori nuovi sviluppi.
Sonia Zerauschek